Prima di diventare viticoltore, ho avuto una prima vita a Parigi dove mi sono occupato della direzione artistica di un club, all'età di 20 anni. Poi ho deciso di riprendere gli studi e di unire festa e scienza: è così che il vino è entrato nella mia vita. Non vengo da una famiglia di viticoltori, né da grandi intenditori. Molto rapidamente, durante quest'anno alla scuola di agronomia, mi sono staccato dal vino convenzionale, che mi stava annoiando a morte, e ho scoperto il vino naturale, dove ho finalmente toccato questa emozione molto particolare di cui tutti parlavano. Quindi ho lavorato in sommelier e cantine, difendendo solo il vino naturale. Dopo due anni in Nord America, ero stanco di servire e parlare di un prodotto che non sapevo come fare, quindi ho deciso di fare il grande passo. Oggi proprietario di un appezzamento di 20 ettari nel Rodano meridionale (0,35 di Grenache Noir, 0,35 di Syrah e 0,3 di Cinsault e 0,2 di Plantier) unito a una società commerciale per fare quello che mi pare, ho iniziato con 1800 bottiglie nel 2018, 5000 in 2019, 7500 nel 2020 e 10000 nel 2021. Ma non superare mai i 10000. Il mio motto: inizia in piccolo, rimani in piccolo. Faccio tutto a mano, dalla vite al disegno dell'etichetta. Premo con cricchetto e pressa pneumatica, calpesto leggermente con il piede, faccio due o tre rimontaggi con un secchio e riempio anche le mie botti con il salto. Imbottigliamento con una macchinetta a quattro ugelli o un Fimer alla velocità di 1000 bottiglie/ora. In vigna faccio il più possibile a mano, come in un grande giardino. Spazzolo con un rotofil, tratto con uno spray per la schiena. I miei vini non vengono né filtrati né chiarificati né solfatati. E procedo con un minimo di movimento. Lavoro solo con uve da agricoltura biologica, ma non credo che chiederò l'etichetta per i miei appezzamenti, per il semplice e buon motivo che mi aspetto che gli agricoltori convenzionali paghino anche un'etichetta chimica che spieghi la loro manovra.

Informazioni

Nome azienda vinicola:
Lolita Sene
Nome vignaiolo/a:
Lolita Sene
Paese:
Francia
Regione:
Rhone Valley
Denominazioni:
Vin De France, Vin de France, Occitanie
Varietà di uva:
Ugni Blanc, Syrah, Grenache, Sauvignon, Grenache Noir, Cinsault, Clairette, Mouvèdre, Viognier, Vermentino, Clairette Blanche, Grenache Blanc, Grenache Noire, syrah, Chardonnay, Clairette ; Grenache ; Cinsault

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Avant de devenir vigneronne, j'ai eu une première vie à Paris où je m’occupais de la direction artistique d'un club, à 20 ans. Puis je décide de reprendre mes études et d’allier la fête et les sciences : c’est ainsi que le vin est entré dans ma vie. Je ne viens pas d’une famille de vigneron, ni de grands connaisseurs. Très vite, au fil de cette année en école d'agronomie, je me suis détachée du vin conventionnel qui m'ennuyait à mourir, et j'ai découvert celui du vin naturel où je touchais enfin à cette émotion très particulière dont tout le monde parlait. J’ai donc travaillé en sommellerie et cave en ne défendant plus que le vin naturel. Après deux années en Amérique du Nord, j’en ai eu ma claque de servir et de parler d'un produit que je ne savais pas faire, alors j’ai décidé de sauter le pas.

Aujourd’hui propriétaire d'un hectare 20 en parcellaire en Rhône sud (0,35 de grenache noir, 0,35 de syrah et 0,3 de cinsault et 0,2 de plantier) allié à une partie négoce pour faire ce qui me plaît, j’ai commencé avec 1800 bouteilles en 2018, 5000 en 2019, 7500 en 2020 et 10000 en 2021. Mais ne jamais dépasser les 10000. Ma devise : commencer petit, rester petit.

Je fais tout à la main, de la vigne au dessin de l’étiquette. Je presse avec un pressoir à cliquet et pneumatique, je foule légèrement au pied, je fais deux-trois remontages au seau et je remplis mes barriques au saut également. J'embouteille avec une petite machine quatre becs ou une Fimer à allure de 1000 cols/heure. A la vigne, je fais un maximum à la main, comme un grand jardin. Je débroussaille avec un rotofil, je traite avec un pulvé dos.

Mes vins ne sont ni filtrés ni collés, ni sulfités. Et je procède à un minimum de mouvement. Je travaille uniquement avec des raisins issus d'agriculture biologique, mais je ne pense pas demander le label pour mes parcelles, pour la simple et bonne raison que j'attends que les agriculteurs conventionnels payent eux aussi un label chimique qui expliquent leur manoeuvre.

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